Naufragio del piroscafo Sirio - parte 1
Naufragio del Piroscafo Sirio
4 Agosto 1906
Visca Caterina e la figlia Folchi Marianna fra i passeggeri a bordo.
Tratto da “IL NAUFRAGIO DEL SIRIO” – Una tragedia mediterranea dell’emigrazione italiana di Giorgio Getto Viarengo
La nave Sirio apparteneva alla Flotta della Navigazione Generale Italiana avente sede operativa e la direzione a Genova. Lo scafo d’acciaio del Sirio fu costruito dai cantieri inglesi di Glasgow della Robert Napier su commissione della Società Italiana di Trasporti Marittimi Raggio & C. e fu varato il 26 Marzo 1883. Nel 1891 vennero sostituite le macchine e le caldaie realizzate presso gli stabilimenti della Gio Ansaldo e nel tempo fu soggetta ad altre modifiche.
Al suo interno i passeggeri erano suddivisi in tre classi: la prima con a disposizione cabine di lusso per 80 posti (a poppa), la seconda suddivisa in cabine per altri 80 posti (a prora). Gli emigranti avevano a loro disposizione due cameroni sottocoperta, suddivisi tra uomini e donne/bambini per un totale di 1200 persone. I prezzi per l’imbarco erano rispettivamente 750, 550 e 170 lire.
Il 2 Agosto 1906 partendo dal Ponte Federico Guglielmo la Sirio avrebbe effettuato una prima rotta mediterranea con approdi a Barcellona, Cadice, Canarie, Capo Verde, Rio de Janeiro, Santos e Buenos Aires. Gli attracchi a Canarie e Capo Verde erano necessari per rifornire la nave di acqua e carbone.
Lasciata la banchina genovese il Sirio contava 118 persone di equipaggio, i passeggeri della prima e seconda classe e 733 emigranti, tra i quali Visca Maria Cattarina e la figlia Marianna, oltre ad diversi lotti di merci. Come da programma la nave raggiunge Barcellona il 3 Agosto e terminate le operazioni necessarie riprende la rotta verso ovest per raggiungere Gibilterra. Da questo momento si ha la notizia che la nave prosegue il suo viaggio troppo vicino alla costa spagnola, molto probabilmente per imbarcare clandestini a bordo diretti in Brasile per una tariffa di 100 pesetas (cit. El Imparcial – giornale spagnolo). Il 4 Agosto alle ore 16, nei pressi di Cabo Palos il capitano di una nave ungherese, il Buda, nota che il Sirio sta viaggiando a forte velocità in uno dei punti più pericolosi per la presenza di scogli semi sommersi e pochi minuti dopo si sollevò dall’acqua per inclinarsi sul fianco destro. Immediati furono i soccorsi sia da parte della nave ungherese sia da un battello e una goletta spagnola susseguiti poi da un piroscafo spagnolo e uno francese. Il recupero fu reso difficile a causa del mare agitato ma entro le 19.30 tutti i superstiti erano in rientro verso le coste spagnole. In un primo momento si calcolarono trecento vittime ma non si seppe mai il numero esatto.
La DOMENICA DEL CORRIERE del 19 Agosto 1906 Naufragio del vapore Italiano “sirio” presso la costa orientale di Spagna
Nei giorni a seguire nessun giornale riesce a fornire un numero certo delle persone coinvolte. Al termine delle operazioni iniziò il triste conteggio dei cadaveri, il bilancio non trovò mai una convergenza tra le diverse istituzioni; si deve rammentare che i clandestini, raccolti dal Sirio nelle soste tra Barcellona e Palos, non furono mai censiti e di conseguenza conteggiati, perciò non risultano nei bilanci. Inoltre, era in uso non conteggiare i fanciulli singolarmente, si teneva una contabilità calcolando quattro bambini per un adulto, anche in questo caso risulta un riscontro approssimativo.
LA TRIBUNA ILLUSTRATA Del 19 Agosto 1906Il Tragico naufragio del “Sirio” alle isole Formiche
Si aprono confronti/dibattito su chi deve ricadere la responsabilità dell’accaduto, sicuramente sull’anziano (70 anni) comandante Giuseppe Picconi che ha portato la nave sugli scogli e per non aver controllato le dotazioni di soccorso della nave, in questo caso insufficienti. Infatti a bordo vi erano 10 scialuppe, di cui diverse inutilizzabili, due zattere, di cui una naufragò nelle operazioni di salvataggio, e una ventina di ciambelle in sughero uniche a rivelarsi fondamentali e affidabili. In pratica la dotazione in uso era per salvare circa 400 persone, insufficiente per tutte le persone imbarcate. Un ufficiale di bordo affermò che non potevano conoscere la pericolosità di quel tratto perché avevano in dotazione solo una piccola cartina di rotta e che gli ufficiali erano costretti ad estenuanti orari di lavoro quindi stanchi facendo ricadere la colpa sugli armatori. Si avvia un’inchiesta, uno dei punti da accertare è se il capitano era un reclutatore di emigranti o se aveva l’incarico di imbarcare solo i regolari, infatti in seguito alla Navigazione Generale Italiana venne inflitta agli armatori del Sirio una multa di 500 pesetas per irregolarità inerenti le liste passeggeri. Si tentò anche di erigere un elenco di tutti i passeggeri superstiti ma furono sempre incompleti, infatti i naufraghi furono condotti in posti e località diverse, non pochi ripresero il viaggio o non dettero più proprio indicazione dove fossero diretti.
Dalla TRIBUNA ILLUSTRATA Del 19 Agosto 1906 Schizzo del Sirio preso dal comandante dell’ Umbria sul luogo del disastro
La Navigazione Generale Italiana incaricò la nave Umbria di rientro dal Sud America di prestare soccorso ai naufraghi e riportarli a Genova per la stessa missione venne inviata la nave Orione. I naufraghi raccolti rientrarono il 14 Agosto alle ore 15.15, mentre i cadaveri rinvenuti furono seppelliti nel cimitero di Cartagena. Ai migranti rientrati a Genova venne data la possibilità di riprendere il viaggio, alcuni accettarono, molti rientrarono alla loro terra d’origine. Tra di essi era presente Folchi Marianna.
Folchi Marianna Nata a Perti (Finalborgo) nel 1891, quando successe la tragedia aveva solo 15 anni, per sua fortuna si salvò
A loro furono offerti dei vestiti, nessun sussidio in denaro nonostante avessero perso tutto. Nel proseguo delle indagini sulle responsabilità dell’armatore si dimostrò l’inadeguatezza dei sistemi di sicurezza e la mancanza di esercitazioni a bordo. Si tentò anche il recupero della nave e in un’occasione un palombaro contò 70 cadaveri intrappolati al suo interno. La nave Sirio rimase per ben 17 giorni nella posizione iniziale e sprofondò in mare il 21 Agosto 1906.
La notizia ufficiale della presunta morte di Visca Maria Cattarina Maddalena è comunicata al Sindaco di Calice Ligure dal R. Consolato Generale d’Italia in Barcellona in data 14 Maggio 1907.
Particolare della Copertina Della “DOMENICA DEL CORRIERE” del 19 Agosto 1906
Particolare della copertina Della “TRIBUNA ILLUSTRATA” Del 19 Agosto 1906